venerdì 25 febbraio 2011

The dark and the bright sight of life.

L'ho ascoltato da una cara persona che mi raccontava...

"Ci sono due sorelle (e' un esempio) che escono a fare una passeggiata. Tornano a casa e il padre le accoglie chiedendo loro come e' andata, cosa hanno visto, di cosa hanno parlato, come era il tempo, se hanno incontrato qualcuno...
La prima risponde: "Papa', ma che domande fai...una passeggiata e' una passeggiata, non e' niente di speciale, abbiamo fatto due chiacchiere, non so se c'era qualcuno accanto a noi, non credo di avere visto nessuno per strada, non ricordo di cosa abbiamo parlato...insomma niente di particolare..solo tanta fatica per tornare indietro in salita...".
La seconda risponde: "Papa', e' stata una bellissima passeggiata...si vedevano le montagne, il sole c'era e non c'era ma i colori erano bellissimi...abbiamo chiacchierato molto, abbiamo riso tanto insieme, abbiamo incontrato altre persone, due ti salutano...ho intravisto anche un tuo amico, il mal di testa nel frattempo e' andato via, si vede che sta arrivando la primavera...ci sono nuovi profumi...la prossima volta verrai anche tu e noi ti aiuteremo quando ci sara' la salita...".

La stessa passeggiata, lo stesso percorso, lo stesso scenario, le stesse persone accanto, la stessa fatica, la stessa vita. Ma la prospettiva e' molto diversa. E riempie il cuore di gioioso ottimismo che contagia.

Busy, busy, busy.

Talvolta mi capita, come oggi, di guardarmi intorno e sentirmi sopraffatta dalle mille cose da fare e non avere il coraggio di cominciare. Lavatrici, lo stiro, telefonate importanti, commissioni varie, riunione a scuola, spesa, mom's club da preparare, incarichi da sbrigare per il marito, casa da pulire...e la cucina ancora da finire da ieri sera! C'e' questo modo semplice di posticipare le cose da fare che si chiama: "Sorry, I am busy". Oggi mi sono chiesta: cosa esattamente sto facendo per essere cosi' presa e occupata da non riuscire a concludere niente? Domanda diretta ed efficace. Ho preso la mia agenda e ho risposto.

Spesso le risposte sorprendono. Spesso le risposte ci dicono molto di noi. Spesso le risposte feriscono un po' l'orgoglio. Spesso le risposte ci riportano ai nostri doveri. Spesso siamo talmente prese perche' giriamo intorno alle cose, senza iniziarle e finirle. Spesso siamo talmente prese a fare, ma in relata' non stiamo facendo molto. Spesso siamo talmente prese a fare cio' che ci piace fare e non cio' che dobbiamo fare. Spesso siamo talmente prese a fare senza conoscere l'urgenza e l'importanza di cio' che stiamo facendo. Spesso siamo talmente prese a fare che ci dimentichiamo che in certi momenti bisogna esserci e basta.
Oggi ho imparato a chiamare per nome ogni cosa che riempie la mia giornata e a sapere esattamente cosa sto facendo e cosa devo fare.

venerdì 18 febbraio 2011

Piccoli desideri nel silenzio, dopo le 9 di venerdi sera...

Bei programmi pensati con intelligenza, nuove amicizie invitate per un caffe', una serata per il benessere dell'anima, una partenza per Ottawa...e invece niente di tutto cio'. Tutto lentamente, giorno dopo giorno nell'ultima settimana, viene cancellato per influenza a turno delle mie piccole pesti e i tuoi impegni di lavoro per cui "si sa quando esci ma non si sa mai quando torni". Cosi' dopo questa devastante settimana, siamo alle 9 di venerdi' sera e tu sei ancora in viaggio da Toronto a casa. Io sono sopravvissuta...ma intanto vorrei:
- riuscire a sembrare fresca e riposata;
- non avere mal di testa;
- essere su una di quelle isole thailandesi con il profumo di orchidea, i massaggi sulla spiaggia, le palme che ti fanno ombra, un cocktail sempre a bordo piscina...
- essere a cena da "Gianni" - io, te e il risotto al tartufo;
- un piccolo robot che, come spera Edoardo, arrivi per raccogliere tutti i giochi dal pavimento (di solito i bambini sono piuttosto bravi ma questa sera non avevo neanche un minuto di pazienza per aspettare);
- il barattolo della nutella che non c'e' perche' non ho fatto la spesa;
- questo silenzio per altri due giorni...

Compromesso d'amore.

Il week end, a volte, diventa un compromesso d'amore. Io vorrei quasi sempre uscire: picnic, biciclettate, nuove citta', spiaggia, parchi in estate ( e le mete che propongo non sono mai vicine!) - slittini, passeggiate nella neve, musei in inverno - o semplicemente invitare amici o andare a far visita ad amici. Tu quasi sempre vorresti stare a casa, "il tuo rifugio", rilassarti, leggere, qualche lavoretto...
Il compromesso diventa il piacevole sforzo di far felice l'altro...un week end piu' pantofolai, un week end piu' in "allegra uscita chiassosa", perche' ovviamente ovunque andiamo in 6 non siamo quasi mai silenziosi!
Pensavo fosse questione di caratteri diversi, di gusti diversi ma ho anche scoperto che la differenza e' motivata, appunto, dall'essere uomo e donna.

"...Per lei, infatti, la casa e' un luogo di lavoro... La casa, la sua organizzazione, il suo funzionamento sono una preoccupazione quotidiana. La donna, che non considera spontaneamente la sua casa come un rifugio, si distende uscendo (mentre il marito si distende installandosi in casa). Ognuno dei due coniugi attende dall'altro che gli procuri una distensione, ma si tratta di aspettative rigorosamnete contraddette."
(Gianni e Antonella Astrei - Pierluigi Diano, Gli errori di mamma e papa')

domenica 13 febbraio 2011

Una domenica...ai fornelli!

E' tutta la settimana che ho in mente gli spaghetti alle vongole. Finalmente ieri io e Benedetta siamo andate a fare la spesa e le abbiamo trovate fresche. Non avrei mai immaginato la sua contentezza mentre, oggi, mi ha aiutato a pulirle, risciacquarle e poi il prezzemolo, l'aglio, il vino...non si e' persa un solo passaggio della preparazione e cottura!
Carlo ha contribuito a preparare il dolce: lingue di gatto (una lotta per farle durare fino a cena!!)e mousse alla nutella (con fragole e mirtilli). Il pollo alle mandorle l'ho preparato io, mentre Edoardo era al pronto soccorso dopo una caduta sul ginocchio sciando...(manca Gabriele e nel 2011 tutti i nostri figli hanno gia' visitato il pronto soccorso!).
Una cena deliziosa, i complimenti del marito e il bis dei bambini che hanno gradito le vongole (tranne Gabriele che delle vongole non ne voleva proprio sapere!). Una cena rilassata, gustosa, chiacchierata ma...ahime!!...adesso c'e' una cucina sommersa di pentole da pulire!!!

giovedì 10 febbraio 2011

Global kids.

Sulla cartina del mondo appesa in cameretta Edoardo puo' indicarmi dove vivono i suoi amici...Italia, Thailandia, Canada, Indonesia, America e Cina. Benedetta affferma di essere americana e adora i grattacieli di New York. Carlo indossa la maglia di hockey e racconta che lui e' nato dove si dice "sawadikaa". Gabriele, per fortuna, ancora sta scoprendo la sua ombra!
Nel momento attuale gestite 3 lingue, a diversi livelli: italiano, inglese e francese. I compiti di prima elementare richiedono l'uso di dvd e computer. Edoardo impara a giocare hi-tech con la stessa facilita' con cui gioca con il lego. In casa nostra si sono alternati e si alternano compagni di gioco di diversa cultura, lingua e colore: americani, francesi, svedesi, tedeschi, italiani, canadesi, cinesi, thai, indiani, messicani, giapponesi. E' curioso come i bambini non si accorgono delle differenze. L'importante e' che siano amichetti con cui giocare.
Leggevo una valutazione sulla diversita' di apprendimento dei bambini prima e dopo la globalizzazione:

Oggi:
1. Valutazione del rischio e sua gestione
2. Scoperta personale della realtà
3. Iniziativa e pro attività
4. Sguardo globale: ricerca di una visione sempre più ampia
5. Modo diverso di connettere le idee: iperlink più che sillogismo
6. Modo diverso di prestare attenzione
7. Atteggiamento da problem solver
8. Capacità di analizzare le situazioni puntuali (a volte senza sguardo sulle conseguenze, ma questo è un problema anche degli adulti)
9. Competizione e appartenenza alla squadra

Prima:
1. Rassicurare, garantire sicurezze e certezze
2. Raccontare la realtà (ehi piccolo, io sono più grande , ho più esperienza, ho visto e so come va il mondo)
3. Reattività e disciplina
4. Impatto locale
5. Pensiero lineare, studio di libri, lezioni frontali
6. Attenzione continuata per lunghi periodi senza interruzioni
7. Esecuzione di ordini
8. Presentare la soluzione pre-masticata
9. Imposizione di standard ai quali uniformarsi
(http://www.famigliefelici.com/)

E proprio oggi, al telefono con un'amica, ci confrontavamo sulle scuole internazionali dei nostri figli bilingue.
Accolgo la sfida dei tempi che cambiano, cercando di definire i limiti e le possibilita' educative di entrambi gli approcci per cercare la strada migliore, che tra i due estremi, sta nel mezzo.

martedì 8 febbraio 2011

L'Italia dall'estero.

Sono lontana dall'Italia da 7 anni e ogni volta che torno vedo il mio paese con occhi diversi, cogliendone limiti e possibilita'. In questo momento, in particolare, sempre piu' spesso le persone (straniere) mi chiedono ragioni sulla condizione attuale dell'Italia, da tutti i punti di vista. E' davvero tutto cosi' negativo?

La notte di Capodanno ero a Milano, in ospedale con Carlo. La sala del pronto soccorso era gremita di gente, il cambio dei medici interminabile, i bambini che piangevano, il numero delle infermiere inferiore alle necessita', lunghe attese...uno scenario deludente. Quando e' arrivato il nostro turno, siamo entrati (era quasi mezzanotte). Un medico ci ha accolto con un grande sorriso (e lo stesso sorriso fino alla fine), con molto garbo ci ha spiegato quello che stava per fare e le condizioni di Carlo, la sua voce tranquillizzava il nostro spavento di genitori, le infermiere sorridevano facendo salti mortali per correre da tutte le parti, non mancavano battute e risate per far sorridere il viso di Carlo sofferente. Nessuno era servito ma ognuno aiutava. Medici, infermiere, genitori e bambini. Parole di conforto, richieste fatte con pazienza e intellingenza senza la pretesa di avere sempre tutto e subito. Risorse scarse, scarsissime. Ma forte volonta' di fare bene il proprio lavoro, per gli altri.
Guardo, leggo, ascolto, commento. L'Italia e' forte perche' ci sono persone e famiglie che, fuori dai riflettori e nel silenzio, giorno dopo giorno, costruiscono con fatica, buona volonta' e ottimismo un paese migliore.

venerdì 4 febbraio 2011

Okay, O.K., K...e conseguenze!

Mom: "Your teacher posted that you didn't turn in your homework."
Teen: "Okay, Mom."
Problem: No! It's not "okay". What kind of answer is that? It is at this moment that my teen needs to explain what happened. Saying okay means nothing. Tell me why you didn't turn in your homework!
Mom: "The dog needs to go out right now."
Teen: Walking away from me says, "Okay."
Problem: No! It's not "okay". Take the dog out! If you are turning and walking away from me - explain why...don't just walk away. Tell me you are getting your shoes. Tell me you will after you go to the bathroom. Tell me something besides "okay" as you walk away. I guarantee an hour from now you won't be back and the dog will be sitting at the door with his legs crossed!
Mom: "You need to take your laundry upstairs please."
Teen" "K"
Problem: It's not "okay". Teen is sitting on the couch watching television. Teen will sit there until 5 minutes before they have to leave for school then in a mad rush to get things together will explain why they don't have time to take the laundry upstairs. "K" has been used as a means to trick Mom into thinking they are willing to do the chore. Teen has no intention of doing the chore. "Okay" means "I heard you" and that is about it.

Mom: While disciplining her teen says, "You are being very disrespectful."
Teen: Before Mom has even completed her sentence says, "Okay."
Mom: Shouting, "It is NOT OKAY!"
Teen: "Okay."
Mom: "When I am talking to you don't talk over me. And stop saying "OKAY"!
Teen: Teen looks at Mom completely confused like she is having a moment of insanity and says, "Oooookkkkkay????"

So teens use the term "okay" as a way of acknowledging that they are listening to you but don't really care about what you are saying. Saying "okay" is actually saying, "whatever", "shut-up", "you are on my nerves.", "just leave me alone", "go away", or "I'm not really listening to you." The list goes on.
 I want "okay" replaced with terms like "yes ma'am", "yes sir", "I'll take care of it", "right away", "you got it", "I'm on it", "no problem", "happy to help", or "sure"!
I think I am going to categorize "OKAY" as just another forbidden four letter word in my home.

Annotato sulla mia agenda (utile anche con bambini piccoli): grazie V.!

Lezione elementare.

Sto lottando per riuscire a rendere il momento casa-scuola il meno caotico e stressante possibile per me e i bambini. Vorrei che ognuno di voi, escluso Gabriele, potesse in modo indipendente mettere tuta da sci, guanti, cappello, sciarpa e scarponi e saltare in macchina.
Questa mattina, mentre ero indaffarata a non dimenticarmi nessun pezzo che compone la vostra corazza contro il freddo canadese, tu con grande naturalezza e comprensione nei miei confronti mi hai detto: "Mamma, ho una grande idea. Perche' gli appendini non li metti piu' in basso? Il problema e' che nessuno di noi riesce a raggiungere le proprie cose per prepararsi.". Sono tornata a casa e l'ho fatto. Grazie Edoardo!

Esigere e responsabilizzare. Ho imparato che devo dare le condizioni perche' cio' che chiedo possa essere raggiunto.

mercoledì 2 febbraio 2011

Winter snow storm.

La scuola e' chiusa per tempesta di neve. Ieri il supermercato era colmo di gente che riempiva i carrelli per fare scorta di cibo. I mall sono chiusi. E per strada non passa nessuno. Ovunque guardo dalle mie finestre non vedo niente e nessuno. Solo neve e vento che aumentano mentre la radio annuncia la maggiore tempesta di neve di questo inverno. Apro tutte le tende in casa e lascio che il bianco della neve entri nella nostra giornata e...dia il ritmo. Una chiacchierata con una amica, una colazione chiacchierata con i miei 4 figli, un po' di lavoro da sbrigare lasciando una serie di attivita' preparate per far fruttare il tempo e la creativita' dei bambini, i bagni da pulire con l'aiuto alternato di Carlo e Benedetta, una torta al cioccolato preparata tra un cambio di pannolino e un trenino da costruire, un momento per pregare (un lusso da difendere per non perdere la rotta, nonostante il vento d'inverno...), Gabriele che per l'emozione di avere a casa i fratelli ha deciso di non dormire, il tempo dedicato ai compiti (Mamma, ma perche' devo fare i compiti se la scuola e' chiusa?!) e una calda minestra da preparare promessa a Benedetta (e' il suo piatto invernale preferito).
Sembra che la tempesta stia diminuendo, le mie energie sicuramente si' e sperano che domani la scuola riaprira'.